Sacconi, quella voglia di cancellare le sanzioni contro gli imprenditori

di Fabio Sebastiani

su Liberazione del 12/06/2008

Cosa è andato a dire il ministro Sacconi ,che ieri pomeriggio su sollecitazione del premier Berlusconi è volato sul luogo della tragedia, ai famigliari delle sei vittime di Catania? Proprio lui, che da quando ha messo piede in via Veneto, sede del dicastero del Lavoro, non passa giorno senza un attacco esplicito al Testo unico, così faticosamente messo insieme dal Governo Prodi.
In pratica, Sacconi, che per oggi ha convocato un vertice straordinario con le parti sociali, vuole utilizzare il grimaldello delle sanzioni previste dal Testo unico sulla sicurezza per rimettere in discussione tutto l'impianto del testo. «Non può essere sostenuto da odiosi incrementi degli adempimenti formali e da sanzioni spropositate», aveva detto pochi giorni fa al convegno dei giovani industriali a Santa Margherita ligure. «Metteremo mano al Testo unico perchè sanzioni sproporzionate distolgono l'attenzione delle imprese dallo sforzo di aumentare la sicurezza, spingendole ad adempiere a comportamenti formalistici per evitare le sanzioni».
Maurizio Zipponi, responsabile nel Prc del dipartimento Lavoro ed Economia, ieri a seguito della strage di Mineo, in provincia di Catania, ha dichiarato: «Voglio sapere dagli esponenti di questo governo, e in particolare dal ministro del Welfare Sacconi, voglio sapere dal presidente di Confindustria, quale è il confine oltre il quale la vita non vale più nulla, oltre il quale la sicurezza è un optional, oltre il quale gli omicidi diventano "bianchi" e iul dolore di chi resta è un prezzo che non si può pagare». Zipponi propone di indire una giornata «di lutto e di lotta», «presidiando quelle istituzioni che hanno il compito e la possibilità di intervenire laddove le leggi vengono sistematicamente ignorate».
Sulla tragedia di ieri è intervenuto anche Antonio Bocuzzi, oggi deputato del Pd, scampato per miracolo sette mesi fa al rogo della Thyssen di Torino in cui morirono sette suoi colleghi. «Bisogna insistere perchè venga attuato il testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro», ha detto. E quindi, occorre «sbloccare al più presto le assunzioni degli ispettori asl, perchè un'azione di controllo insieme ad un'azione preventiva è la migliore soluzione per ritornare ad essere un paese civile, dove non si muore lavorando».
Per Walter Veltroni, portavoce del Pd, difende sì il testo unico ma si tiene lontano dalla polemica sulle sanzioni. «Le leggi, anche per iniziativa del precedente governo, ci sono e occorre farle funzionare soprattutto per prevenire e controllare, per impedire situazioni di terribile pericolosità».
Achille Passoni, ex-sindacalista ora senatore del Pd, invece, mira direttamente contro il Governo e il ministro del Lavoro. «Si convincano che occorre con forza e determinazione arginare il drammatico fenomeno delle morti bianche e che occorre proseguire sulla strada indicata dal decreto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro approvato dal governo Prodi». «Spero infine - ha concluso Passoni - che la Commissione d'inchiesta sugli infortuni sul lavoro, la cui istituzione è stata oggi (ieri, ndr) approvata dalla commissione lavoro, faccia la sua prima uscita recandosi subito a Mineo per rendersi conto di quel che è accaduto».
Il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, a Bruxelles per partecipare all'Assemblea euromediterranea, appena appresa la notizia del tragico incidente ha telefonato al presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, esprimendo il cordoglio suo personale e della Camera dei deputati «per questa tragedia che colpisce tutti i siciliani e tutti gli italiani. Quella delle morti sul lavoro - ha aggiunto Fini - è ormai una emergenza sociale assoluta».
La tragedia di Mineo è molto simile nella dinamica a quella di Molfetta dove il 3 marzo scorso morirono intossicati cinque lavoratori nell'autocisterna della 'Truck center'. Il titolare dell'azienda e quattro dipendenti rimasero sopraffatti dalle esalazioni venefiche contenute nella cisterna. Oltre che per la gravità dell'episodio, la notizia commosse l'Italia anche perchè quattro delle cinque vittime morirono per salvare i compagni. Il primo operaio a cadere nella cisterna fu Guglielmo Mangano, di 44 anni: era impegnato nel lavaggio dell'autocisterna che era forse scivolato. Gli altri, uno dopo l'altro, erano entrati nella cisterna nel tentativo di aiutare i compagni di lavoro: Michele Tasca, il più giovane (avrebbe compiuto 20 anni la domenica successiva), Vincenzo Altomare, il più anziano aveva 64 anni, era il titolare dell'azienda, Luigi Farinola, 37 anni, che non potrà vedere il bimbo che la moglie porta in grembo e Biagio Sciancalepore, anche lui giovanissimo, aveva solo 26 anni e pare lavorasse solo da qualche giorno alla 'Truck center'. L'unico sopravvissuto, Cosimo Ventrella, di 57 anni, avrebbe strattonato Altomare per farlo desistere dal calarsi nella cisterna.
Secondo alcune anticipazioni, furono le esalazioni di acido solfidrico a provocare la morte dei cinque lavoratori di Molfetta. Le perizie saranno consegnate la prossima settimana.