Bertinotti: «Finita l'era del governo è ora di riorganizzare la lotta»

02.03.2008 16:46

Bertinotti: «Finita l'era del governo è ora di riorganizzare la lotta»

In Campania il candidato premier della Sinistra Arcobaleno dà il via alla campagna elettorale nel castello di Ottaviano, ex quartier generale della Camorra di Cutolo 

di Angela Mauro

Al castello di Ottaviano l'impianto di aria condizionata è naturale. Piccoli fori nel pavimento di pietra lavica sono il passaggio per invisibili geyser di aria fredda. Sotto, il vuoto, che se diventa pieno è ricchezza. Cisterna, acqua, potere. E' il trittico che segna la storia del palazzo mediceo, 365 stanze alle falde del Vesuvio. Ma fermarsi all'acqua è come dire che il problema di Palermo è il traffico (Begnini docet). Ottaviano, provincia di Napoli, castello e potere. E il potere da queste parti ha significato camorra, in passato, in parte anche nel presente.
Negli anni '80 qui il problema non era il signorotto padrone dell'acqua, ma la criminalità già ricca che comprò il luogo simbolo del potere e ne fece il suo quartier generale per il traffico di droga, le estorsioni, gli omicidi. Un nome: Raffaele Cutolo, che amministrava da quelle stanze alle falde del Vesuvio. ‘O professore', cui il castello è stato confiscato all'inizio degli anni '90. Ora sede dell'Ente Parco del Vesuvio. «Questo non è il castello di Cutolo. E' il castello mediceo». Il sindaco Mario Iervolino del Pd tenta di scacciare l'onta del passato. La sala è stracolma e incontinente, i geyser hanno un senso anche se è inverno, il tentativo di Iervolino riesce se oggi il castello di Ottaviano può ospitare la prima della tappa della campagna elettorale di Fausto Bertinotti in Campania.


«Io lotto, mi ribello, mi sono votato al suicidio sociale». Anche nei tempi bui, Ottaviano l'ha conosciuta la rivolta. I versi sono di Mimmo Beneventano, medico e poeta, consigliere comunale del Pci, ucciso dalla Camorra il 9 novembre dell'80. Sullo sfondo il simbolo unitario della Sinistra Arcobaleno, in sala il suo "Urlo" viene recitato. «Grido per coloro che non hanno più voce». Ed è il "la" per il dibattito con i ragazzi delle associazioni anticamorra e con i rappresentanti di vari mondi che chiedono diritti: operai, gay, trans, disabili. Bertinotti declina la parola "sinistra". «Ribellarsi contro le ingiustizie, come Beneventano: non per fare l'eroe o cercare medaglie, ma per vivere e dare senso primordiale alla libertà». Un «io non ci sto» che per diventare «ribellione di molti» ha bisogno della «sinistra politica».

La campagna elettorale è difficile, il candidato premier non si stanca di ripeterlo, e qui in Campania poi il fatturato criminale è ancora il 40 per cento del pil regionale. C'è un governatore, Antonio Bassolino, rinviato a giudizio per lo scandalo dei rifiuti. «Rispetto il lavoro della magistratura, mi auguro possa dimostrare di essere estraneo ai fatti», si limita a dire Bertinotti. Quanto alle scelte che farà il Prc, attualmente in maggioranza in regione, «sta all'autonomia della dirigenza locale deciderle». Il punto non è stare al governo o all'opposizione. Non è in questo senso che va manifestata la «diversità». Il punto è stare «nella comunità, nella fabbrica, nella società prima ancora di stare in Parlamento o in un consiglio comunale». E' la sfida attuale. Il brutto della lotta «non è vincere o perdere, ma quando sei al governo e non sai come dare voce ai bisogni perché al governo ci stai con gente che non la pensa come te». Ora, «finita la zona grigia del governo, va riorganizzata la lotta, va individuato l'obiettivo, va ricostruita la comunità». La speranza? E' «in noi, non fuori: è dura, ma siamo fratelli di tanta gente che lotta in condizioni più drammatiche. Pensate se fossimo a Gaza e un raid israeliano avesse ucciso donne e bambini». Bertinotti frena la foga: «Se poi qualcuno è tentato di rispondere alla violenza con il terrorismo, gli va spiegato che la marcia è lunga e che a chi vuole cambiare il mondo tocca la parte più difficile».
Come Beneventano e gli altri che hanno fatto la stessa fine. Michele della militante Radio Onda Pazza è duro: «Da tempo non operiamo più con alcun partito perché qui tutti i partiti prendono i voti nei fortini della camorra. Senza garanzie di assenza di collusioni, non faremo la campagna elettorale per nessuno». Pur nella forte esigenza di lotta, testimoniata dall'affollamento della sala, emerge la delusione. «Onorevole, vorrei capire che cos'è questa sinistra…», chiede disperato Gianluigi, disabile alle prese da anni con la ricerca di lavoro: invano. Tommaso Pirozzi della Fiat di Pomigliano è «sfiduciato», non ha più la tessera del Prc, con le lacrime agli occhi richiama il sacrificio di Beneventano per ricordare che «non si muore solo quando il cuore non batte più, ma anche quando ti limitano la lotta: qui la mafia ha il potere di "espellere" i lavoratori dalle fabbriche».


Bertinotti parte dalla questione salariale, «di prima grandezza, contro un padronato della borghesia che dura da più di 25 anni», da quando i salari in Italia erano tra i più alti d'Europa, ora sono i più bassi. C'è stata la sconfitta del 900, del movimento operaio, una «rivoluzione chiamata globalizzazione», un'onda che ha anche spazzato via diritti, creato povertà, messo in crisi la politica. «Noi come Prc - dice Bertinotti - non abbiamo mai fatto parte della classe politica, abbiamo provato ma non siamo riusciti a rompere quell'onda. Ora siamo tutti coinvolti». Ecco perché la comunità che va ricostruita, la lotta da riorganizzare, l'onda da spezzare richiedono altre forme della politica: «Mettiamoci insieme a sinistra senza l'illusione che ci sia una stanza dei bottoni e che basta arrivarci per cambiare tutto. Iniziamo noi nella comunità, iniziamo anche con il voto».


La sala applaude, ma non è finita. Già, il voto. «Temo il voto utile», ammette Bertinotti, intendendo la croce che molti possono essere tentati di segnare sul Pd per bloccare Berlusconi. Tuttavia, basta chiedersi se «c'è una causa ai nostri guai. Sì. E' questo modello economico-sociale che il Pd vuole solo mitigare: come togliere l'acqua dal mare con un secchiello. Va rovesciato». E se a El Pais è Veltroni stesso ad ammettere di essere «riformista, ma non di sinistra», beh: il gioco è fatto. «E' reo confesso. Ora chi è di sinistra non ha più scuse per votare Pd…».
"Non s' lassa a terra p' na mala annata". Il detto contadino, citato da Luigi dell'associazione anticamorra "Scetammece" (Svegliamoci!) incita ad andare avanti. E' possibile il «compromesso per arrivare alla liberazione totale», mette in guardia Bertinotti. Unioni civili o matrimonio? «Vorrei che ognuno fosse libero di optare tra le due cose, ma avere subito le prime aiuta a rompere il meccanismo di oppressione». Ciò che conta è che «per la prima volta i diritti civili stanno nel dna di una forza politica: la sinistra». Fuori è buio, l'aria del Vesuvio è pungente, dentro i geyser prendono il sopravvento anche sulle onte del passato. Forse.


Liberazione 02/03/2008

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