Aumentano i passeggeri e diminuisce il lavoro? Fermiamoli
di Ugo Boghetta, responsabile trasporti Prc
Così non si può! Air France con Alitalia gioca come il gatto con il topo. Ed ormai il topo sembra non aver via d'uscita. Le ultime mosse e proposte avanzate dai francesi sono unghiate in faccia: in AZ fly 1700 esuberi, 42 aerei a terra, ridimensionamento del volato nazionale, internazionale, intercontinentale. Nulla su Alitalia Servizi: altri 8000 lavoratori in bilico, fra cui l'area tecnica di Napoli. Si aggiungono le migliaia che saltano a Malpensa per il ritiro unilaterale di Alitalia medesima. Questa è la situazione: oltre 10.000 i posti di lavoro in pericolo, un massacro occupazionale, la fine di un vettore al servizio del sistema paese, un'altra debacle industriale.
Ma chi ha cacciato il topo nell'angolo? Le difficoltà di Alitalia nascono nel lontano 1992/1993, e da allora si sono succeduti vari governi, fra cui due volte Berlusconi e Prodi. Il quinquennale governo Berlusconi/An/Lega ha avuto l'opportunità di un rilancio di Alitalia come compagnia integrata dopo forti lotte dei lavoratori. Si scelse, invece, di scorporare Alitalia in due e di preparare la svendita. Nel frattempo si imponeva ad Alitalia anche un ruolo su Malpensa che mal si addiceva ad un'azienda in crisi. Un aeroporto, per altro, che è stato un fiasco progettuale: costruito dentro un parco, con zone ampiamente popolose nei dintorni, con collegamenti mancanti, e con medi aeroporti ogni 50 km.
Ed infine il duo Prodi/Schioppa ha gestito in modo occulto una lunga e confusa trattativa che ha portato l'azienda "nuda alla meta". Tutto ciò è anche il frutto della sbornia liberista. Mentre Francia, Germania, Inghilterra rilanciavano le loro compagnie, noi distruggevamo Alitalia per far posto ad Airone. Oggi abbiamo due compagnie malconce.
Si è parlato dell'opzione Airone. In linea teorica era la preferibile: italiane entrambe, si portava la copertura del traffico domestico al 70/80% costruendo una base importante per qualsiasi alleanza non subalterna. Basti pensare che oggi solo il 23% dei viaggiatori da e per l'estero usano un vettore italiano. Airone, tuttavia, si è dimostra inconsistente. Ma Air France è troppo forte. Serviva un governo che sorreggesse la trattativa, che rispettasse il programma dell'Unione: rilancio e ruolo nazionale dell'azienda. Così non è stato. Non è che i due massimi candidati di queste elezioni abbiano brillato. Veltroni ha detto, sìi ad Air France "ma anche" ad Airone. Berlusconi, ha detto no ad Air France, ma il no è durato qualche ora. Confusione. Formigoni e Lega nord, colpevoli anch'essi del progetto Malpensa e della situazione Alitalia (Bonomi della Lega Nord è stato nei Cda di Sea ed Az) hanno strumentalizzato la giusta rivendicazione dei lavoratori che perdevano il lavoro. Vorremmo sapere però perchè metà dei lavoratori è precario. Ma Malpensa non diventerà mai un hub perché non ci sarà nessuna grande compagnia che lo sceglierà come tale. Potrà essere un grande aeroporto, ma non più di quello che è diventato poiché incompatibile con l'ambiente. Visti i ritmi di aumento del trasporto aereo Malpensa potrebbe tuttavia recuperare i voli in due/tre anni e permettere di riassumere i lavoratori. Serviva un'uscita graduale da parte di Alitalia. Così non è stato. Che fretta c'era? E cosa ne sarà tutti tutti i lavoratori di Alitalia Fly e Service di Roma e di Napoli?
Come è possibile che un paese che ha aumenti di passeggeri del 7/8% perda oltre diecimila posti di lavoro? È inaccettabile. È irragionevole. Ancora una volta tocca ai lavoratori. Fermiamoli.
Roma, 18 Marzo 2008
Prc Jesi, Circolo Karl Marx
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